A Torino.
Höre beim Reden! (B. Brecht)
Sag nicht zu oft, du hast recht, Lehrer!
Lass es den Schüler erkennen!
Strenge die Wahrheit nicht allzu sehr an:
Sie verträgt es nicht.
Höre beim Reden!
Non dire troppo spesso che hai ragione, professore!
Lascia che lo riconosca lo scolaro!
Non forzare troppo la verità:
Non lo sopporta.
Nel parlare, ascolta!
(Bertold Brecht, Gesammelte Werke 10, 1968)
Auguri per un Nuovo anno
Per un anno in cui si protegga la personalità degli individui
Scrivo per augurarci il meglio per l’anno 2022. Tra varianti del COVID, adattamenti delle campagne vaccinali e altre conseguenze di questo “new normal” (che forse non è poi così nuovo, Wired –> qui), viviamo momenti stranianti, nei quali l’epidemia ci ricorda in ogni istante la nostra condizione di umanità, esposta ad agenti naturali che non vediamo, e che ci fanno scoprire fragili; al contempo, la necessità di rispondere a questa condizione di incertezza ci induce a ingegnarci, a cercare nuove strade per continuare a vivere e prosperare, e anche questa è la nostra condizione di umanità, la nostra specificità umana.
In questo contesto così complicato, la protezione dei dati personali può apparire come un fastidioso “di cui”. Ma non è così: la lontananza fisica, lo smart working, l’esplosione dell’e-commerce e dei servizi di delivery e, più recentemente, l’evoluzione degli e-sport, pongono ogni giorno il problema primario dello sfruttamento dei dati personali, per fini leciti e illeciti (circa questi ultimi, rapporto CLUSIT –> qui). Lo sviluppo del remote caring, delle applicazioni di telemedicina, dal teleconsulto alla teledialisi (per farsene un’idea, il sito SIT –> qui), è impossibile senza avere in mente chiari principi di protezione del dato personale.
Il dato personale non è solo informazione: è parte della personalità di un individuo.
Se, come ci insegna Shakespeare, una rosa sotto un altro nome, avrebbe lo stesso profumo, allo stesso tempo, se il nome della rosa ci fosse rubato, noi non sapremmo più indicarla, e non riusciremmo più a indicarla ad altri. Lo stesso vale per i dati che ci appartengono, ci identificano, ci delimitano.
Il mio augurio per il 2022 è quindi questo: che si protegga di più la nostra personalità. E i dati che le danno forma.
Il trattato del Quirinale apre per Torino e il Nord Italia interessanti prospettive
La firma del Trattato tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Francese per una cooperazione bilaterale rafforzata del 26 Novembre 2021 (già noto con il nomignolo di “Trattato del Quirinale”) apre nuovi scenari per il Nord Italia. Il testo è costituto da due parti: il Trattato vero e proprio (12 articoli) che fissa scopi ed obiettivi e il Programma di Lavoro che specifica le azioni da intraprendere per raggiungerli.
Accanto a temi di ampio respiro, orientati alla politica internazionale, alla diplomazia, alla tutela dell’ambiente, il Trattato del Quirinale delinea ambiti di collaborazione di grande rilevanza pratica ed industriale.
In materia di cooperazione transfrontaliera (art. 10 del Trattato), le Parti (un tempo si sarebbero dette “le Alte Parti Contraenti”, ma siamo in un secolo di semplificazioni) fissano l’obiettivo di facilitare la vita quotidiana degli abitanti delle aree frontaliere e, tra l’altro, si adoperano per lo sviluppo sempre più integrato di una rete di trasporti transfrontaliera ferroviaria, stradale e marittima; favoriscono la formazione dei parlanti bilingue in italiano e in francese nelle regioni frontaliere.
Nel Piano di lavoro si scende poi nello specifico, e qui si citano il completamento dell’opera Torino-Lione con l’obiettivo di raggiungere la piena operatività del tunnel e delle sue tratte di accesso e nella gestione del tunnel del Fréjus e del Monte Bianco, rafforzare i servizi ferroviari regionali a carattere transfrontaliero, stimolare il rapido ripristino della linea Cuneo-Breil-Ventimiglia, terminare i lavori del tunnel di Tenda, il tutto sviluppando sinergie per mettere a fattor comune i finanziamenti dei rispettivi PNRR.
Gli accordi sulla cooperazione economica, industriale e digitale, cui è dedicato l’art. 5 del Trattato, contengono passaggi di grande rilevanza, in cui troviamo che le Parti s’impegnano a facilitare gli investimenti reciproci e avviano progetti congiunti per lo sviluppo di startup, piccole e medie imprese (PMI) o grandi imprese dei due Paesi e che s’impegnano ad approfondire la loro cooperazione in settori strategici, quali le nuove tecnologie, la cyber-sicurezza, il cloud, l’intelligenza artificiale, la condivisione dei dati, la connettività, il 5G-6G, la digitalizzazione dei pagamenti e la quantistica.
Nel Piano di lavoro troviamo poi che i due Paesi intendono coordinare gli investimenti dei rispettivi piani di rilancio nazionali in settori quali le infrastrutture cloud, le batterie elettriche, l’industria farmaceutica e i materiali sanitari, l’energia, i semi-conduttori e la connettività.
In materia di cooperazione nel settore aerospaziale (art. 7 del Trattato), le Parti sviluppano e promuovono la cooperazione bilaterale a livello industriale, scientifico e tecnologico, anche attraverso la promozione e lo sviluppo di attività legate al NewSpace e il sostegno alle start-up.
Nel Trattato del Quirinale, le imprese delle regioni frontaliere, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, trovano temi che riguardano da vicino la loro realtà aziendale; trasporti, digitalizzazione e aerospazio sono tra i settori di punta dell’economia dell’Italia di Nord-Ovest. L’attenzione che le istituzioni rivolgono a quest’area, quindi, si presenta come una occasione salutare, dopo un lungo periodo in cui, su questi temi, si è vista una politica industriale ondivaga, con fughe in avanti seguite da battute d’arresto talvolta cariche di conflitti, come sulla Torino-Lione.
Particolare interesse desta il capitolo dedicato all’approfondimento delle tematiche digitali: cybersicurezza, cloud, IA, connettività avanzata (finalmente si inizia a parlare di 6G) e lo sviluppo di sistemi computazionali di nuova concezione -come la generazione dei calcolatori quantistici, che l’Italia ha identificato come priorità (–> qui)-, ma anche il tema dell’innovazione farmaceutica, sono campi di lavoro per le istituzioni scientifiche, ma anche per le imprese dei settori avanzati.
In questi settori, cruciali per l’economia industriale del Nord-Ovest, l’istituzione di una cooperazione rafforzata italo-francese assume un significato importantissimo nel senso del potenziamento degli scambi, dell’orientamento degli investimenti e, in definitiva, dell’integrazione, in chiave europea delle economie. Lo strumento del “piano di lavoro”, adottato da Italia e Francia fa peraltro ben sperare circa la concretezza dei propositi espressi.
Il Delitto di Felicità
“Volevo uccidere, ho scelto Leo perché era felice”: la confessione dell’omicida dei Murazzi
E siamo arrivati all’omicidio “per il delitto di felicità”.
Una persona in difficoltà, probabilmente anche per colpa propria, ne sceglie un’altra a caso che gli sta sulle scatole in quello specifico momento, e lo accoltella a morte.
Psicopatologia. Sociopatia… si scelga.
Di certo però non è plaudendo alla cattiveria in ogni sua forma che si possono prevenire situazioni del genere. Al contrario, è facendo scendere la temperatura di ebollizione della società.
Perché la cattiveria, e ancora di più la rabbia che si fa cattiveria, ha sempre avuto la serenità come bersaglio. Solo che la serenità di tutti dovrebbe essere l’obiettivo di chi è chiamato a gestire la società.
Questo non è “buonismo”: è solo spirito di conservazione. Non è bontà evangelica, ma semplice buon senso.
Il presente messaggio valga come risposta preventiva a tutti quanti scaricheranno tutto il proprio odio sull’assassino, dimenticandosi che l’assassino ha scaricato tutto il proprio su di un ragazzo che andava al lavoro “perché sembrava felice”. E magari non lo era neppure.
Dati Genetici, biometrici, relativi alla salute. Un nuovo livello di sicurezza.
Il trattamento di dati genetici, biometrici e relativi alla salute dovrà, a seguito del testo novellato del Codice Privacy, avvenire in base a criteri intrinseci di sicurezza. In questo articolo di Giuseppe D’acquisto pubblicato su Agenda Digitale https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/salute-e-gdpr-linnovazione-che-verra-dalle-nuove-norme/ si illustrano, succintamente ma chiaramente, i cambiamenti in atto.
Viva Verne!
Jules Verne (8 febbraio 1828 – 24 Marzo 1905) – 190 anni fa, oggi, nasceva Jules Verne. Un “genio visionario” (secondo la frettolosa definizione giornalistica). Per come la vedo io, un uomo che traeva conseguenze logiche dalle premesse di cui disponeva, scegliendo con cura le premesse, e verificandole. Il senso della fantascienza, che è “fantasma” della scienza, in quanto sua proiezione, ma realistica, verosimile. Parziale, certamente (in Dalla Terra alla Luna viene sparato un proiettile da terra, quindi con accelerazione decrescente, mentre un razzo sfugge alla gravità solo mediante una accelerazione costante per un po’ di tempo), ma si tratta pur sempre di letteratura “di anticipazione”. Una figlia minore della filosofia.
P.K. Dick descrisse anzitempo la rete cellulare (–> qui): gli si potrebbe contestare di aver previsto il TACS ma non il GSM. Ma che senso avrebbe? Isaac Asimov, di tutte le sue grandi previsioni ed invenzioni, ne diede una molto sbagliata, non prevedendo la miniaturizzazione dei componenti elettronici. Se ne potrebbe fare una canzonatura. Ma da che pulpito la si potrebbe lanciare? E poi perché?
Sarebbe un esercizio da social network, per farsi belli cospargendosi del senno di poi, come un profumo dozzinale. Qualcosa in cui oggi in molti si esercitano, per tentare di trascinare i grandi del passato al proprio umano, troppo umano, livello. Quindi oggi nasceva Jules Vernes, di cui almeno 5 idee (non “fantasie”) divennero realtà (quali, leggetelo su Repubblica). E vissero ben oltre la breve durata della sua vita.
Un’idea che sopravvive al suo ideatore, e diventa realtà. Il senso dell’eterno, secondo la filosofia. Un regalo della sua figlia minore. Buon compleanno Monsieur Verne, e molte centinaia di questi giorni!
Sulla nozione di compiuta giacenza in diritto elvetico
La compiuta giacenza è quella circostanza per la quale il plico postale, la cui consegna non sia stata possibile, resti in deposito presso l’ufficio postale competente per un determinato tempo per un determinato tempo, il compimento del quale determina la finzione giuridica che la comunicazione abbia raggiunto il proprio scopo.
Tale termine, così come le formalità che incidono sul formarsi della finzione giuridica variano fra ordinamenti e fra diverse materie all’interno dello stesso ordinamento.
In materia di notificazione degli atti giudiziari, l’ordinamento italiano (art. 8 l. 890/1982 e s.m.i.) stabilisce che la compiuta giacenza, qualora si verta in materia di notifica postale di atti giudiziari, “si ha per eseguita decorsi dieci giorni dalla data del rilascio coincidente con la data dell’immissione, attestata dall’agente postale, nella cassetta della corrispondenza del destinatario dell’avviso di giacenza… ovvero dalla data del ritiro del piego se anteriore”.
La regola della compiuta giacenza ha poi un importante corollario elaborato dalla giurisprudenza che a partire dalla decisione delle Sezioni Unite della Corte di Cassaione del 1996 n. 1729 e con successivi interventi della Corte Costituzionale – da ultimo del 2010 n. 3 – ha sancito il c.d. principio di scissione tra notificante e notificato (Cass. n. 9841 del 2010, 15671 del 2011, 9303 del 2012); per tale principio, quando il compimento di un determinato atto sia soggetto a termine decadenziale per il notificante, e al contempo l’atto sia necessariamente recettizio per il destinatario, gli effetti per il notificante si produrranno al momento della trasmissione dell’atto in notifica, e per il destinatario al momento dell’ingresso dell’atto nella sua sfera di conoscibilità (ex multis Cor Cost. 1994, n. 69).
Nel caso di notificazione di atti giudiziari all’estero, il fenomeno della compiuta giacenza assume una fisionomia parzialmente diversa.
Infatti, per effetto del principio di scissione tra il notificante e il notificato, un atto giudiziario notificato dall’Italia verso uno Stato estero è sottoposto a due discipline nazionali distinte: mentre la spedizione dovrà essere valutata alla luce del procedimento italiano, le modalità della avvenuta consegna (e/o gli effetti della mancata consegna) saranno da valutare alla luce delle norme dell’ordinamento di destinazione.
Nel caso della Confederazione elvetica, non esiste una norma di rango legale analoga all’articolo 8 della legge 890/1982. La norma corrispondente nell’ordinamento federale elvetico è l’Ordinanza sulle Poste (OPO) del 29 agosto 2012 (n. 783.01 del repertorio admin.ch), che fra gli obblighi di servizio universale degli appaltatori del servizio postale (art. 29, c. 1 (d)), sotto la responsabilità delle poste federali, indica l’offerta del trasporto di “atti giudiziari ed esecutivi con ricevuta cartacea o elettronica”; in esecuzione di tale norma, il regolamento di servizio delle poste elvetiche in materia di notifica postale di atti giudiziari (doc. 2012-067 (PM) 01.2017, rif https://www.post.ch/-/media/post/gk/dokumente/briefe-gerichtsurkunde-broschuere.pdf?la=fr&vs=3) che trova applicazione su tutto il territorio elvetico, e su quello del Principato del Liechtenstein (https://www.post.ch/fr/entreprises/expedition-transport/lettres-suisse/actes-judiciaires?shortcut=actes-judiciaires) indica chiaramente che il servizio di notifica postale degli atti giudiziari procede nel seguente modo: il corriere effettua un tentativo di consegna al domicilio o in cassetta postale; nel caso in cui questo non sia possibile, il corriere rimette al destinatario un invito al ritiro del plico con termine di sette giorni. Nel caso in cui il plico non sia ritirato in tale termine, esso è rinviato al mittente.
La giurisprudenza di legittimità elvetica ha da tempo ratificato tale prassi postale, attribuendole il rango di norma procedurale. In particolare trova applicazione la giurisprudenza di cui all’Arrêt Principal du Tribunal Federal (ATF n. 127 I 31, consideration 2b), secondo la quale “il termine di ricorso inizia a decorrere sette giorni dopo il tentativo infruttuoso di notifica postale”. Si noti che tale prassi postale ratificata in giurisprudenza (inter alia, ATF 117 V 131 consid. 4°) è divenuta, in materia amministrativa, anche norma di legge, nella specie l’art. 20, comma 2bis della legge federale 20 dicembre 1968 sulla procedura amministrativa (PA).
A tale proposito, il tribunale amministrativo federale si è espresso chiaramente (TAF A3390/2011 del 1 febbraio 2012, par. 2.1.1) “Cela (leggi: l’operatività della regola dei sette giorni) présuppose qu’un avis de retrait ait été déposé dans la boîte aux lettres du destinataire et qu’il soit donc arrivé dans sa sphère privée (cf. également arrêt du Tribunal administratif fédéral A5707/2011 du 5 janvier 2012 consid. 2.3 et les références citées).
Il criterio adottato dalla giurisprudenza elvetica, che trova in questo caso necessariamente un’estensione in Liechtenstein, cui il servizio di notifica postale è stato esteso per convenzione tra i due Stati, è pertanto affatto analogo a quello adottato dalla giurisprudenza costituzionale italiana: la finzione giuridica di conoscenza dell’atto da parte del destinatario che non l’abbia ritirato inizia a maturare allorché l’atto (nella specie, l’avviso di deposito) sia giunto nella sua sfera privata (ovvero nella sua sfera di conoscibilità). Nel caso della svizzera, essa si perfeziona poi, per consuetudine, con il compimento del settimo giorno da quel termine.
Ivan Tosco – 13 feb 2017
Cos’è un “lakh”?
Nella scrittura di contratti internazionali ci si può imbattere in concetti poco familiari o addirittura alieni alla nostra esperienza. Di solito, questo può accadere con elementi estranei alla nostra cultura giuridica (quali ad esempio le strutture di proprietà collettiva di diritto finnico –>qui), o nel caso di strumenti cui, come giuristi italiani, siamo poco avvezzi (come le forme di notifica elettronica attraverso strumenti non impiegati in Italia -alcuni esempi in Pucciarelli –> qui).
Più raramente accade di non comprendere, in un testo redatto in inglese…. le cifre! Recentemente mi sono imbattuto in un contratto, redatto da un professionista indiano, il cui valore era espresso nel seguente modo: “Euros 1,44,300 (Euros One lakh Forty four thousand three hundred)”. Letteralmente “Euro un lakh quarantaquattromila trecento”. Sulle prime ho pensato a un errore o a uno scherzo: si trattava forse di una cifra immaginaria, qualcosa come un “ottone di millantoni”, della poesia di Gianni Rodari? (–>qui)?
Invece no: il Lakh è una vera unità di misura, anzi, ad essere più precisi, un ordine di grandezza tipico della matematica in uso nel subcontinente indiano. Esso rappresenta una quantità pari a 100.000 (10 elevato alla 5 potenza), è impiegato comunemente nelle notazioni commerciali e… nella lingua corrente (vedi –>qui).
Nuovamente mi sono dunque confrontato con il fatto che il contratto è sostanzialmente la conseguenza del modo in cui le parti lavorano, costruiscono, commerciano. In definitiva, immaginano. Spostando lo sguardo dal contratto “di casa propria” al contratto internazionale, ci si rende conto che attraverso il contratto le persone comunicano. In un contesto commerciale, ovviamente, ma non solo. Nell’approcciarsi al contratto, quindi, conviene non dimenticare mai che in esso non vi è nulla di originariamente burocratico, semmai di originariamente negoziale e transattivo -cioè comunicativo-. Il contratto come pezza d’appoggio necessaria quale giustificativo fiscale è un errore di prospettiva da cui bisognerebbe guardarsi con timore, e tenersene lontani mille miglia. Anzi miglia lakh.
W.H. Auden – Per il tempo presente. Che poi forse è ancora il nostro.
Mi sono imbattuto di recente in più di un commento giornalistico che parla di come si stia vivendo in un contesto in cui l’irrazionalità viene proposta come valore, ai massimi livelli.
Tra questi commenti, uno in particolare, comparso sul Guardian ad ottobre del 2013 (cit–> “In Theresa May’s surreal world, feelings trump facts” di N. Cohen), e ripreso di recente dallo stesso giornale, sempre a proposito della spregiudicatezza politica -e della apparente dissonanza cognitiva- della Premiere britannica May (cit–> “Theresa May lied and lied again to become PM”, stesso autore) è degno di nota.
L’Autore riflette sul fatto che, come nel poema di W.H. Auden “Per il Tempo Presente. Oratorio di Natale” (1941-1942), anche ora si sta scegliendo, per opportunità politica, di fornire alle masse grosse dosi di argomenti irrazionali -religiosi, mistici, magici, superstiziosi, banalmente truffaldini- perché è più semplice accontentare la “pancia” dell’elettorato che educare le persone. E la “gente” apprezza, digerisce e ricambia.
Naturalmente, non avevo mai letto quel testo di Auden, così l’ho cercato, e ho trovato la sua citazione più famosa (che ora ritaglierò maramaldescamente a mio uso e consumo):
“La Ragione lascerà il posto alla Rivelazione. Invece della Legge Razionale — verità oggettive, evidenti a tutti coloro che si sottopongono alla necessaria disciplina intellettuale, e per tutti uguali — la Conoscenza degenererà in una sommossa di visioni soggettive — sentori nel plesso solare indotti dalla malnutrizione, immagini angeliche generate da febbre o droga, sogni premonitori ispirati dal suono dell’acqua che cade. Intere cosmogonie create da qualche risentimento personale dimenticato, epiche scritte in linguaggi privati, gli sgorbi dei bambini apprezzati al pari dei maggiori capolavori.
L’Idealismo sarà rimpiazzato dal Materialismo. Priapo dovrà solo trasferirsi a un buon indirizzo e farsi chiamare Eros per diventare il prediletto delle signore di mezza età. La vita dopo la morte sarà un eterno banchetto dove gli invitati hanno tutti vent’anni. Deviato dal suo normale e salubre sfogo nel patriottismo e nell’orgoglio civico o familiare, il bisogno delle Masse materialiste di un Idolo visibile da adorare sarà incanalato in vie totalmente asociali dove l’educazione non lo può raggiungere. Saranno resi onori divini alle teiere in argento, a leggeri avvallamenti nel terreno, ai nomi sulle mappe, agli animali domestici, ai mulini diroccati, e perfino, in casi eccezionali che diventeranno sempre più comuni, ai mal di testa, ai tumori maligni o alle quattro del pomeriggio.
Come virtù umana cardinale, la Giustizia verrà rimpiazzata dalla Pietà, e tutti i timori del castigo svaniranno. I perdigiorno si compiaceranno: «Sono un tale peccatore che Dio è dovuto scendere di persona per salvarmi. Devo essere un vero demonio». E i malviventi argomenteranno: «A me piace commettere crimini. A Dio piace perdonarli. Il mondo è davvero ben congegnato». E l’ambizione dei giovani poliziotti sarà di ottenere un pentimento dell’ultima ora. La Nuova Aristocrazia consisterà esclusivamente di eremiti, barboni e invalidi permanenti. Il Burbero Dal Cuore Tenero, la Troia Tisica, il bandito gentile con la madre, l’epilettica che sa trattare gli animali, questi saranno gli eroi e le eroine della Nuova Tragedia quando il generale, l’uomo di stato, il filosofo saranno diventati lo zimbello di farse e satire.” (ringrazio di questo Vanni Bianconi, autore della bella traduzione, ahimè esaurita, del 2011)
Ora: ad eccezione della parte su Idealismo e Materialismo, che a mio sommesso avviso Auden ha sovrapposto per pregiudizio politico, legittimo ma svilente, il resto ha un tragico sapore di attualità. In condizioni diverse, e solo pochi anni fa, avrei relegato il testo fra le distopie, e nell’elenco degli scampati pericoli, insieme al millenarismo, all’Apocalisse di Giovanni, a “1991 Fuga da New York” e a “The Day After”). Invece, oggi mi ritrovo a farci i conti come con qualcosa di serio e attuale. La stessa cosa mi è capitata leggendo “Non tutti i bastardi sono di Vienna”, di Molesini (2010).
Una società che accetti di non occuparsi delle verità fattuali, affidandosi alla superstizione, non si sta affatto affidando a dei, angeli e altri esseri alati. Sta semplicemente affidando le proprie verità collettive, e quindi il potere, a chi sia più spregiudicato nel manipolarle. Sta togliendo la verità dalle mani di Galileo per affidarla a quelle ben capaci del Cardinale Bellarmino. Si potrebbe obiettare che il Cardinal Bellarmino era un fine politico ed aveva a cuore il sentimento del popolo. E infatti ci teneva a mantenere il popolo nell’ignoranza della realtà, perché non potesse notare che quella realtà contrastava con le scritture. E che quindi, se una parte delle scritture era fantasiosa, allora poteva essere così per altre parti delle scritture. E ciò avrebbe contraddetto il potere. Oggi, Bellarmino direbbe che “tanti commentatori, su Facebook, non possono sbagliarsi”, e che Vox Populi, Vox Dei. Fatti lontani, riflessioni vicine. Ho ordinato su eBay una copia del poema di Auden. In Italiano era fuori commercio. Anche questo, un segno dei tempi.