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GMail “Streak” traccia l’attività del destinatario di una mail. Un commento.

E’ recentemente comparsa sugli organi di stampa (cfr. “repubblica.it” —>leggi qui) la recensione di una nuova estensione di terze parti di GMail (“Streak”) -cui, è bene specificare, Google si è dichiarata estranea-, che permette al mittente di una mail di conoscere posizione del destinatario al momento dell’apertura di un messaggio GMail e ora dell’apertura, nonchè la natura tecnica del dispositivo che ha aperto il messaggio.

Secondo le attuali normative privacy (quella italiana sicuramente, ma anche il diritto della privacy consolidato -per principi- a livello europeo) questa applicazione compie una operazione di geo-localizzazione illecita (per quanto approssimativa), viola alcuni cardini della Convenzione Europea dei Diritto dell’Uomo (art. 3 CEDU) e probabilmente viola anche le norme sul c.d. “stalking”, realizzando una persecuzione a distanza non diversa dalla videosorveglianza illecita.

La messa a disposizione di un dispositivo del genere è un esempio, secondo gli estimatori, di come la tecnologia consenta di evitare comportamenti scorretti (ma non rispondere alle mail è scorretto?); a mio avviso -e in questo senso sono in buona compagnia- è un sistema sbagliato di coazione (leggi: di violenza) sulla vita delle persone.

Se i cittadini hanno acquisito il diritto a che lo Stato non si intrufoli nella loro corrispondenza personale (che include, è bene dirlo, il diritto sacrosanto di non averne) se non a seguito di grosse verifiche della liceità sei suoi intenti (a ciò serve l’autorizzazione del magistrato alle intercettazioni…), perché un privato qualunque dovrebbe avere il diritto di intromettersi nei comportamenti postali dei…destinatari della sua corrispondenza?

A sommesso avviso di chi scrive, per questo genere di “invenzioni” non si applica la categoria della “libertà della rete”, non più, almeno, di quanto tale categoria si applichi all’invenzione di un nuovo tipo di grimaldello per entrare in case altrui…

Ovviamente, tutto ciò “absit iniuria verbis”: se qualcuno vuole contraddire, libero di farlo!